Jean-Claude Larchet
Sull'amore dei nemici:
l'insegnamento di San Silvano
L’Autore è nato nel 1949 a Badonviller (Francia). Patrologo e teologo ortodosso, si è laureato in teologia all’Università di Strasburgo e in filosofia.
L'estratto seguente riporta una parte del un suo libro "Saint Silouane de l'Athos", éditions du Cerf, 2001.
Benchè sia naturale e usuale amare coloro che ci amano e fare del bene a coloro che ci fanno altrettanto (Mt 5, 46-47; Lc 6, 32-33), amare i nostri nemici è disgustoso alla nostra natura. Si può dire che non è qualcosa in nostro potere ma è un atteggiamento che può solo essere frutto di grazia, dono dello Spirito Santo. Questo è il motivo per cui San Silvano l'Athonita scrive: "L'anima che non ha conosciuto lo Spirito Santo non capisce come si possono amare i nemici e non lo accetta".
Lo Staretz dice ripetutamente che quest’amore dei nemici è impossibile senza la grazia: "Signore, hai dato il comandamento di amare i nemici, ma questo è difficile per noi peccatori se la Tua grazia non ci è accordata"; "Senza la grazia di Dio non possiamo amare i nemici"; "Colui che non impara ad amare attraverso lo Spirito Santo, non pregherà certamente per i suoi nemici". Al contrario, San Silvano insegna sempre che quest'atteggiamento è un dono dello Spirito Santo: "Dio ci ha comandato d'amare i nostri nemici e lo Spirito Santo ci rivela quest'amore"; "Uno solo può amare i propri nemici attraverso la grazia dello Spirito Santo"; "Quando amerai i tuoi nemici, saprai che una grande grazia divina vive in te".
Questa grazia non sgorga improvvisamente nell'anima, ma piuttosto si mostra come una divina pedagogia, che tiene in considerazione la debolezza e le difficoltà umane, e progressivamente insegna ad amare nello Spirito Santo comunicando atteggiamenti e modi che permetteranno di realizzare ciò. "Lo Spirito Santo c'insegna ad amare pure i nostri nemici"; "Lo Spirito Santo insegna all'anima un amore profondo per l'uomo e una compassione per chi si è perso. Dio aveva pietà per coloro che si erano persi ... Lo Spirito Santo insegna questa stessa compassione nei riguardi di coloro che vanno all'inferno"; "non potevo parlare su ciò se lo Spirito Santo non mi avesse insegnato quest'amore"; "Dio mi ha insegnato ad amare i nemici... Lo Spirito Santo [mi] ha insegnato ad amare".
La grazia dello Spirito Santo mostra a chi la possiede il modo di amare i propri nemici. Ma gli rivela pure il fondamento di quest'amore: l'amore di Dio per tutte le persone e la Sua volontà di salvarli: "Nessun uomo può conoscere da solo quell'amore divino se lo Spirito Santo non lo istruisce; ma nella nostra Chiesa l'amore divino è conosciuto attraverso lo Spirito Santo, è perciò che parliamo di Lui". La Grazia da pure " all'uomo la capacità e la forza di amare i suoi nemici, e lo Spirito di Dio infonde la forza di amarli".
Lo Staretz Silvano insiste che, poiché l'amore dei nemici è un frutto della grazia, può essere essenzialmente ottenuto attraverso la preghiera. Parecchie volte ci spinge a "domandare a Dio con tutto il nostro essere di darci la forza d'amare tutti gli uomini"; consiglia anche di pregare la Madre di Dio e i Santi: "Se siamo incapaci [di amare i nostri nemici] e se siamo senza amore, continuiamo a elevare ardenti preghiere a Dio, alla Sua Purissima Madre e a tutti i Santi, e Dio ci aiuterà attraverso ogni cosa, Lui il cui amore per noi non conosce confini". Lo Staretz confessa che continuamente prega Dio per questo: "continuamente chiedo a Dio l’elemosina dell'amore dei nemici... Giorno e notte chiedo a Dio tale amore. Il Signore mi fà lacrimare e io piango per il mondo intero". Il santo, desiderando nel suo universale amore che tutti gli uomini possano ricevere un tale dono, li unisce a sé nella sua preghiera: "Signore insegnaci, attraverso il Tuo Santo Spirito ad amare i nostri nemici e a pregare per loro con lacrime... Signore, come hai pregato per i tuoi nemici, così insegna anche a noi, attraverso lo Spirito Santo, ad amare i nostri nemici".
Inoltre ottenere la grazia d'amare i propri nemici presuppone altre condizioni.
L'amore dei nemici è interamente legato all'amore di Dio: abbiamo visto che il principale fondamento per l'amore dei nemici è l'uguale amore che Dio mostra a tutte le Sue creature, la Sua volontà che tutte le persone dovrebbero essere salvate e, infine, l'esempio perfetto donatoci da Cristo di tale amore in tutta la sua vita terrena. L'amore di Dio conduce l'uomo a compiere la Sua volontà e ad imitarlo nella misura del possibile anche nell'amare i nemici. Lo Staretz nota pure che chi non ama i suoi nemici mostra che non ha imparato dallo Spirito Santo ad amare Dio.
L'amore dei propri nemici è anche fermamente correlato all'umiltà. Lo Staretz spesso associa queste due virtù. Quasi tutte le difficoltà che incontriamo nell'amare i nostri nemici sono collegate all'orgoglio: è dall'orgoglio che deriva l'afflizione che segue agl'insulti, all'odio, al cattivo temperamento, al dispetto, al desiderio di vendetta, al disprezzo per il vicino, al rifiuto di perdonargli e di riconciliarsi con lui.
L'orgoglio esclude l'amore dei nemici e l'amore dei nemici esclude l'orgoglio: "Se amiamo i nostri nemici, l'orgoglio non avrà alcun luogo nella nostra anima". Il fatto che l'umiltà proceda di pari passo con l'amore dei nemici verifica la presenza della grazia e l'autenticità dell'amore: "Se hai compassione per tutte le creature e amore per i tuoi nemici e se, allo stesso tempo, ti giudichi il peggiore di tutti, questo mostra che la grande grazia di Dio è in te".
L'umiltà è veramente la condizione indispensabile per ricevere e mantenere la grazia che c'insegna ad amare i nostri nemici e ci dà la forza di comportarci così. Lo Staretz consiglia: "Umiliati, allora, la grazia t'insegnerà!". Da una parte, "l'orgoglio ci fa perdere la grazia... L'anima è allora tormentata da pensieri cattivi e non capisce che deve umiliarsi e amare i nemici, senza quello che non può piacere Dio".
Lo Staretz qualche volta parla del ruolo giocato dalla penitenza in rapporto all'umiltà. "Guarda te stesso come il peggiore degli uomini", consiglia. Quest'atteggiamento di grande umiltà implica naturalmente la penitenza. Chi si reputa il peggiore tra gli uomini necessariamente pensa gli altri migliori di sé; si giudicherà e si biasimerà, non giudicherà e analizzerà i suoi nemici, perchè tende a valutarli meglio di sè.
Lo Staretz ci dà anche l'esempio dell'atteggiamento penitenziale, chiedendo perdono a Dio in ogni momento per non avere amato il proprio nemico: "Se giudico qualcuno o lo guardo con livore, le mie lacrime si asciugano e precipito nell'abbattimento; così comincio nuovamente a chiedere a Dio di perdonarmi e il Dio misericordioso perdona me, peccatore". "Attraverso tale atteggiamento con il quale l'anima riconosce umilmente davanti a Dio i suoi difetti e le sue deficienze ed ottiene da Lui il perdono, può essere fatta un'apertura che diviene sempre maggiore per grazia e si avanzata incessante nell'amore. Come una totale assenza di compassione per i nemici, conduce alla presenza e all'azione di uno spirito cattivo; così il pentimento sincero è la sola via per essere libertati da ciò".
L'insistenza sulla preghiera, l'umiltà e la penitenza mostra che, benché San Silvano riconosca un ruolo determinato all'azione della grazia nell'acquisire l'amore dei nemici, non trascura il ruolo giocato dagli sforzi che l'uomo compie. Lo Staretz è consapevole dell'importanza dell'azione iniziale; ecco perché dice, "chiedo di provare" e ancora "All'inizio, forza il tuo cuore ad amare i tuoi nemici". Gli sforzi che uno fa devono manifestare generalmente un'intenzione retta, costante e buona, tesa verso la realizzazione del comandamento di Dio. Egli non mancherà di rispondere.
La persona che prova scoraggiamento dinnanzi a tale esigente compito ha la seguente rassicurazione di San Silvano: "Vista la tua buona intenzione, Dio ti aiuterà in tutto". Lo Staretz che avverte in lui una così acuta fragilità e debolezza umana, sembra pensare continuamente a queste parole dell'Apostolo: "Posso fare tutte queste cose in Cristo che mi dà la forza" (Fil 4, 13) e testimonia nella sua esperienza il possente aiuto che ognuno può ricevere da Dio.
Sull'amore dei nemici:
l'insegnamento di San Silvano
L’Autore è nato nel 1949 a Badonviller (Francia). Patrologo e teologo ortodosso, si è laureato in teologia all’Università di Strasburgo e in filosofia.
L'estratto seguente riporta una parte del un suo libro "Saint Silouane de l'Athos", éditions du Cerf, 2001.
Benchè sia naturale e usuale amare coloro che ci amano e fare del bene a coloro che ci fanno altrettanto (Mt 5, 46-47; Lc 6, 32-33), amare i nostri nemici è disgustoso alla nostra natura. Si può dire che non è qualcosa in nostro potere ma è un atteggiamento che può solo essere frutto di grazia, dono dello Spirito Santo. Questo è il motivo per cui San Silvano l'Athonita scrive: "L'anima che non ha conosciuto lo Spirito Santo non capisce come si possono amare i nemici e non lo accetta".
Lo Staretz dice ripetutamente che quest’amore dei nemici è impossibile senza la grazia: "Signore, hai dato il comandamento di amare i nemici, ma questo è difficile per noi peccatori se la Tua grazia non ci è accordata"; "Senza la grazia di Dio non possiamo amare i nemici"; "Colui che non impara ad amare attraverso lo Spirito Santo, non pregherà certamente per i suoi nemici". Al contrario, San Silvano insegna sempre che quest'atteggiamento è un dono dello Spirito Santo: "Dio ci ha comandato d'amare i nostri nemici e lo Spirito Santo ci rivela quest'amore"; "Uno solo può amare i propri nemici attraverso la grazia dello Spirito Santo"; "Quando amerai i tuoi nemici, saprai che una grande grazia divina vive in te".
Questa grazia non sgorga improvvisamente nell'anima, ma piuttosto si mostra come una divina pedagogia, che tiene in considerazione la debolezza e le difficoltà umane, e progressivamente insegna ad amare nello Spirito Santo comunicando atteggiamenti e modi che permetteranno di realizzare ciò. "Lo Spirito Santo c'insegna ad amare pure i nostri nemici"; "Lo Spirito Santo insegna all'anima un amore profondo per l'uomo e una compassione per chi si è perso. Dio aveva pietà per coloro che si erano persi ... Lo Spirito Santo insegna questa stessa compassione nei riguardi di coloro che vanno all'inferno"; "non potevo parlare su ciò se lo Spirito Santo non mi avesse insegnato quest'amore"; "Dio mi ha insegnato ad amare i nemici... Lo Spirito Santo [mi] ha insegnato ad amare".
La grazia dello Spirito Santo mostra a chi la possiede il modo di amare i propri nemici. Ma gli rivela pure il fondamento di quest'amore: l'amore di Dio per tutte le persone e la Sua volontà di salvarli: "Nessun uomo può conoscere da solo quell'amore divino se lo Spirito Santo non lo istruisce; ma nella nostra Chiesa l'amore divino è conosciuto attraverso lo Spirito Santo, è perciò che parliamo di Lui". La Grazia da pure " all'uomo la capacità e la forza di amare i suoi nemici, e lo Spirito di Dio infonde la forza di amarli".
Lo Staretz Silvano insiste che, poiché l'amore dei nemici è un frutto della grazia, può essere essenzialmente ottenuto attraverso la preghiera. Parecchie volte ci spinge a "domandare a Dio con tutto il nostro essere di darci la forza d'amare tutti gli uomini"; consiglia anche di pregare la Madre di Dio e i Santi: "Se siamo incapaci [di amare i nostri nemici] e se siamo senza amore, continuiamo a elevare ardenti preghiere a Dio, alla Sua Purissima Madre e a tutti i Santi, e Dio ci aiuterà attraverso ogni cosa, Lui il cui amore per noi non conosce confini". Lo Staretz confessa che continuamente prega Dio per questo: "continuamente chiedo a Dio l’elemosina dell'amore dei nemici... Giorno e notte chiedo a Dio tale amore. Il Signore mi fà lacrimare e io piango per il mondo intero". Il santo, desiderando nel suo universale amore che tutti gli uomini possano ricevere un tale dono, li unisce a sé nella sua preghiera: "Signore insegnaci, attraverso il Tuo Santo Spirito ad amare i nostri nemici e a pregare per loro con lacrime... Signore, come hai pregato per i tuoi nemici, così insegna anche a noi, attraverso lo Spirito Santo, ad amare i nostri nemici".
Inoltre ottenere la grazia d'amare i propri nemici presuppone altre condizioni.
L'amore dei nemici è interamente legato all'amore di Dio: abbiamo visto che il principale fondamento per l'amore dei nemici è l'uguale amore che Dio mostra a tutte le Sue creature, la Sua volontà che tutte le persone dovrebbero essere salvate e, infine, l'esempio perfetto donatoci da Cristo di tale amore in tutta la sua vita terrena. L'amore di Dio conduce l'uomo a compiere la Sua volontà e ad imitarlo nella misura del possibile anche nell'amare i nemici. Lo Staretz nota pure che chi non ama i suoi nemici mostra che non ha imparato dallo Spirito Santo ad amare Dio.
L'amore dei propri nemici è anche fermamente correlato all'umiltà. Lo Staretz spesso associa queste due virtù. Quasi tutte le difficoltà che incontriamo nell'amare i nostri nemici sono collegate all'orgoglio: è dall'orgoglio che deriva l'afflizione che segue agl'insulti, all'odio, al cattivo temperamento, al dispetto, al desiderio di vendetta, al disprezzo per il vicino, al rifiuto di perdonargli e di riconciliarsi con lui.
L'orgoglio esclude l'amore dei nemici e l'amore dei nemici esclude l'orgoglio: "Se amiamo i nostri nemici, l'orgoglio non avrà alcun luogo nella nostra anima". Il fatto che l'umiltà proceda di pari passo con l'amore dei nemici verifica la presenza della grazia e l'autenticità dell'amore: "Se hai compassione per tutte le creature e amore per i tuoi nemici e se, allo stesso tempo, ti giudichi il peggiore di tutti, questo mostra che la grande grazia di Dio è in te".
L'umiltà è veramente la condizione indispensabile per ricevere e mantenere la grazia che c'insegna ad amare i nostri nemici e ci dà la forza di comportarci così. Lo Staretz consiglia: "Umiliati, allora, la grazia t'insegnerà!". Da una parte, "l'orgoglio ci fa perdere la grazia... L'anima è allora tormentata da pensieri cattivi e non capisce che deve umiliarsi e amare i nemici, senza quello che non può piacere Dio".
Lo Staretz qualche volta parla del ruolo giocato dalla penitenza in rapporto all'umiltà. "Guarda te stesso come il peggiore degli uomini", consiglia. Quest'atteggiamento di grande umiltà implica naturalmente la penitenza. Chi si reputa il peggiore tra gli uomini necessariamente pensa gli altri migliori di sé; si giudicherà e si biasimerà, non giudicherà e analizzerà i suoi nemici, perchè tende a valutarli meglio di sè.
Lo Staretz ci dà anche l'esempio dell'atteggiamento penitenziale, chiedendo perdono a Dio in ogni momento per non avere amato il proprio nemico: "Se giudico qualcuno o lo guardo con livore, le mie lacrime si asciugano e precipito nell'abbattimento; così comincio nuovamente a chiedere a Dio di perdonarmi e il Dio misericordioso perdona me, peccatore". "Attraverso tale atteggiamento con il quale l'anima riconosce umilmente davanti a Dio i suoi difetti e le sue deficienze ed ottiene da Lui il perdono, può essere fatta un'apertura che diviene sempre maggiore per grazia e si avanzata incessante nell'amore. Come una totale assenza di compassione per i nemici, conduce alla presenza e all'azione di uno spirito cattivo; così il pentimento sincero è la sola via per essere libertati da ciò".
L'insistenza sulla preghiera, l'umiltà e la penitenza mostra che, benché San Silvano riconosca un ruolo determinato all'azione della grazia nell'acquisire l'amore dei nemici, non trascura il ruolo giocato dagli sforzi che l'uomo compie. Lo Staretz è consapevole dell'importanza dell'azione iniziale; ecco perché dice, "chiedo di provare" e ancora "All'inizio, forza il tuo cuore ad amare i tuoi nemici". Gli sforzi che uno fa devono manifestare generalmente un'intenzione retta, costante e buona, tesa verso la realizzazione del comandamento di Dio. Egli non mancherà di rispondere.
La persona che prova scoraggiamento dinnanzi a tale esigente compito ha la seguente rassicurazione di San Silvano: "Vista la tua buona intenzione, Dio ti aiuterà in tutto". Lo Staretz che avverte in lui una così acuta fragilità e debolezza umana, sembra pensare continuamente a queste parole dell'Apostolo: "Posso fare tutte queste cose in Cristo che mi dà la forza" (Fil 4, 13) e testimonia nella sua esperienza il possente aiuto che ognuno può ricevere da Dio.
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